Stati Uniti d' America - Parte II
Anche negli USA c'e' l'incognita delle
elezioni presidenziali. Anche se va detto che la finanza di Wall
Street a differenza delle passate elezioni quando si schiero' compatta con
Obama in questo giro si e' divisa a meta' . Molte societa' finanziano la
campagna elettorale di Obama altrettante hanno versato somme ingenti nelle
casse di Romney. Chi vincera' le lezioni comunque si trovera' ad affrontare
qualche problemino. Dell'Occupazione in primo luogo .
Di questo argomento ho gia parlato ma vale
la pena di ritornarci. Innanzitutto teniamo presente che il settore dei
servizi conta ormai per oltre i due terzi per la creazione di posti di lavoro
in America. Non solo, il settore delle piccole e medie imprese, domina il
settore dei servizi ! Bene allora verifichiamo ancora una volta la capacita' di
rilevazione dei dati occupazionali con i sistemi del BLS ( Bureau of
Labor Statistics ). Visti i dati fantastici di creazione di nuovi posti di
lavoro in questi settori emessi qualche giorno fa , che contraddicono gli
stessi dati annunciati dall'indice ISM manifatturiero annunciati negli stessi
giorni, vediamo cosa scopre http://www.streettalklive.com/daily-x-change/1250-nfib-small-businesses-dont-agree-with-bls.html.
Il grafico dimostra , se qualcuno avesse ancora dei dubbi l'inaffidabilita'
delle rilevazioni BLS. La divergenza fra i dati reali e quelli annunciati e'
evidente. In sostanza, la Federazione Nazionale della Independent
Business (NFIB) che tramite le sue 350 mila piccole imprese associate fa
sondaggi per capire quali sono le aspettative per questo settore. Ebbene
l'indice NFIB e' sceso dello 0,1 % a settembre . Determinante per questa
discesa la parte riguardante i piani di creazione di posti di lavoro. Questo e'
sceso di un bel 6 %. Il dato dell'indice ancora sotto lo zero che presume
aumento dell'occupazione e le dichiarazioni delle aziende che esprimono basse
aspettative e pessimismo per le piccole e medie imprese per il futuro non
possono far pensare a niente di buono per il futuro.
La Bilancia
commerciale.
Ne
ho parlato poco nelle mie mail ma e' una delle condizioni che determina lo
stato di salute di un paese. In economia la bilancia commerciale è uno degli elementi
principali della bilancia dei pagamenti, in contabilità nazionale è un conto
nel quale viene registrato l'ammontare delle importazioni e delle esportazioni
di merci di un paese. Il saldo di bilancia commerciale corrisponde alla
differenza tra il valore delle esportazioni e quello delle importazioni di
merci (e non di servizi). La bilancia commerciale può essere in attivo, quando
il valore delle esportazioni supera quello delle importazioni, con conseguente
ingresso di capitale monetario nello stato, o in passivo, quando il valore
delle importazioni supera il valore delle esportazioni, con conseguente uscita
di capitale monetario dalla nazione.L'attività o la passività della bilancia
commerciale di un paese è un indicatore fondamentale della sua solidità e della
sua ricchezza economica. Il saldo della bilancia commerciale di due Paesi
determina il tasso di cambio delle rispettive monete.
Il Dipartimento del
commercio ha reso noto che nel mese di agosto il deficit della bilancia
commerciale americana è stato pari a 44,2 miliardi di dollari, in rialzo del
4,1% rispetto alla rilevazione di luglio rivista al ribasso da-42 a -42,5
miliardi di dollari. L’indicazione ha deluso le attese degli analisti che
si erano preparati ad una flessione a 43,8 miliardi. Ricordate quando nelle
mail dicevo che gli USA non potevano stare al riparo dai problemi europei
e dei paesi come Cina e India ?
E' utile ricordare che le aziende
esportatrici americane non potranno che soffrire da questa situazione . Teniamo
presente che sul fronte interno le esportazioni sono più che mai di
fondamentale importanza in quanto corrispondono a più del 13% del PIL ( GDP,
Gros Domestic Product nel grafico ) e influenzano circa il 40% degli utili
societari.
Nel mese di agosto, le esportazioni sono
diminuite, le importazioni di prodotti petroliferi e del petrolio hanno fatto
aumentare i prezzi a causa della debolezza del dollaro. le importazioni di
prodotti petroliferi e del petrolio hanno fatto aumentare i prezzi a causa
della debolezza del dollaro.Quindi la veloce svalutazione del dollaro non potrà
far altro che rendere più onerose le importazioni e allo stesso tempo favorire
le esportazioni ma molto dipenderà dalla dinamica globale. Ovviamente l’aumento
delle importazioni rispetto alle esportazioni creerà un disavanzo che non
mancherà di influenzare negativamente il PIL già ormai vicino alla
crescita reale , tolta l'inflazione, recessiva ovvero 1,25% anche nel 2013.
Storicamente quando entrambe le importazioni e le esportazioni diminuiscono
simultaneamente indicano l’inizio di una recessione.
Del Mercato
Immobiliare ho
parlato spesso.
Oltre alla droga immessa dalla FED per stabilizzare i prezzi
delle case va ricordato che oltre il 90 % delle case pignorate sono ora di
proprieta' delle banche che non le immettono sul mercato per non doverle
vendere a prezzi ridicoli. Anche solo una piccola immissione sul mercato di
queste case procurerebbe una nuova diminuzione dei prezzi. Inoltre , dopo una
pausa per lo scandalo delle firme false da parte delle banche, il numero dei
sequestri ha ripreso la sua marcia verso l’alto (nell’ordine di 3
milioni di pignoramenti l’anno). Nonostante il mantenimento di molte case nei bilanci
delle banche, la situazione è allarmante: delle dieci più grandi città degli
Stati Uniti dopo New York, la percentuale d’annunci dei pignoramenti è del 56%
, con città come Los Angeles (la seconda città degli Stati Uniti) o Chicago
(terza) con una percentuale di sequestri pari al 67%, per non parlare, ovviamente
di Detroit o di Miami, dove si sale al 75%. Si segnala inoltre che gli annunci
con riduzione di prezzo sono molto più numerosi di quelli in cui il prezzo è in
aumento. Solo New York sembra avere un mercato dinamico, senza pignoramenti e
aumenti. Piu' pignoramenti uguale a piu case sul mercato e quindi prezzi in
discesa.
Sentirete parlare del Fiscal Cliff ( Scoglio Fiscale ).
Il Fiscal Cliff è un mix di due parole
che, messe insieme, valgono la cifra di 607 miliardi di dollari
USA relative a
spese ed agevolazioni fiscali che verranno a scadere in data 31/12/2012. Si
tratta addirittura degli incentivi fiscali introdotti nell’era Bush e si dovrà
trovare un accordo sul tetto al debito Usa per evitare tagli automatici alle
spese e aumenti delle tasse. Vale ben il 4% del PIL USA. Lo scenario con o
senza Fiscal Cliff cambia notevolmente . Questa la crescita o meno del PIL . Queste l'aumento o meno delle tasse. Mediamente una famiglia americana potrebbe
avere 1000 $ in meno di reddito. Nell'ultimo censimento il popolo
americano era composto da circa 309.000.000 persone . Di queste , 9 milioni
hanno perso la casa, 12 rischiano di perderla, 29 sono sottoccupati, 46 circa
vivono di sussidi, food stamps e 9 hanno perso il diritto all’assistenza
sanitaria.
Una grande sfida
per chiunque vincera' le prossime elezioni per far rivivere il sogno
americano.
Paolo.
Fine parte II.
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